
La nostra città
La Sacile che oggi è dato vedere risale all’età rinascimentale e moderna, che è anche l’età dell’oro della Repubblica Veneta, alla cui “serenissima” ombra la città-porta del Friuli si sviluppò, a partire dal 1420. Pressoché invisibili, invece, e a malapena immaginabili, sono le vestigia più remote o magari primitive: quelle che fecero della città, posta in luogo strategico, all’incrocio di una strada regia con un fiume navigabile, sia un florido emporio commerciale, sia una munita piazzaforte dello stato patriarcale friulano.
Le origini della città sono antiche, risalenti all’alto Medioevo, quando il guado attraverso il fiume Livenza divenne strategicamente importante dal punto di vista economico. Fonti certe attestano che, dopo la conquista carolingia, il duca del Friuli, Enrico, vi fece edificare nel 796, “pro remedio anime sue” una chiesa in onore di San Nicolò. Intorno a questa chiesa si sviluppò il centro abitato, che si fortificò dopo le invasioni ungare, divenendo centro nevralgico per il commercio e la riscossione di dazi. Maggiore interesse le venne creandosi intorno allorché, nel 1077, passò, per volere dell’imperatore Enrico IV, nelle mani della chiesa aquileiese, la quale ebbe il merito di dare un’ulteriore spinta allo sviluppo della città.
Una serie di diritti e prerogative acquisite attraverso il costante e benevolo intervento dei patriarchi aquileiesi portò, nel 1190, alla concessione del “privilegio di borghesia”, ossia delle libertà comunali. La città poté quindi dotarsi, prima in Friuli, di statuti propri. Per Sacile si aprirono prospettive stimolanti: mentre tutt’intorno la feudalità regnava sovrana, nella città “libera” si andava affermando un’imprenditoria mercantile che farà a lungo la fortuna della città e dei suoi abitanti. I secoli XIII e XIV furono caratterizzati da numerosi scontri bellici, che coinvolsero Sacile in virtù del suo ruolo economico e durante i quali la città fu presa e liberata, perduta e incendiata, subendo violenze e saccheggi. Per i sacilesi questi combattimenti rappresentarono un atto di fedeltà al patriarcato, la libertà di commercio, l’attaccamento all’istituzione del Comune ed al privilegio di autonomia costantemente minacciato da feudatari minori…